Come si esce dall’euro? Questa è la domanda che in molti si pongono negli ultimi tempi, dato il crescente malcontento verso l’Unione europea e verso la moneta unica. Così sempre più spesso i cittadini italiani si interrogano su quanto sia stato giusto abbandonare la Lira e se un ritorno ad essa non possa essere una scelta saggia.
Una volta fatto il grande passo e aver adottato la moneta unica però tornare indietro non è proprio così semplice, dal momento che i passaggi non sono proprio semplicissimi da svolgere.
I trattati firmati in precedenza infatti non lasciano grande spazio di manovra e le conseguenze per una decisione di questo tipo potrebbero essere piuttosto dure.
I trattati firmati in precedenza infatti non lasciano grande spazio di manovra e le conseguenze per una decisione di questo tipo potrebbero essere piuttosto dure.
Vediamo quindi quali sono i passaggi che uno stato deve superare per riuscire ad uscire dall’euro e soprattutto se il ritorno alla moneta nazionale è possibile o è solo un sogno per molti.
Come uscire dall’Euro: quali sono i passaggi?
Cominciamo subito con il dire che entrare nell’Euro è stato semplice, ma l’uscita dalla moneta unica non è propriamente una passeggiata. Uscire dall’Euro inoltre non vuol dire obbligatoriamente uscire dall’Unione, ma solo adottare nuovamente una moneta nazionale.
Vediamo con ordine quali sono le leggi che regolamentano questo tipo di passaggi. In primis dobbiamo vedere l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea, che regolamenta il “recesso volontario e unilaterale di un paese dall’Unione europea (UE)”.
In base a questo articolo lo stato in questione presenta la richiesta di uscita dall’Unione europea al Consiglio europeo, che comincia poi le pratiche per gli accordi sull’uscita.
In base a questo articolo lo stato in questione presenta la richiesta di uscita dall’Unione europea al Consiglio europeo, che comincia poi le pratiche per gli accordi sull’uscita.
Ciò comporta quindi che dovranno essere stabilite degli accordi economici, di circolazione delle merci e delle persone ad hoc con quello stato. Difatti i trattati smettono di essere applicati a quello stato nel momento in cui arriva la ratifica del Consiglio europeo.
Le trattative però sono piuttosto lunghe e non si risolvono nel giro di pochi mesi, ma si può arrivare anche ad aspettare più di 2 anni.
Le trattative però sono piuttosto lunghe e non si risolvono nel giro di pochi mesi, ma si può arrivare anche ad aspettare più di 2 anni.
Il problema è la fase di transizione, dal momento che l’economia del paese si troverebbe in un momento di indecisione.
L’uscita dall’Euro porterebbe infatti ad un momento di forte indecisione, dal momento che il paese in questione non sarebbe più all’interno della moneta unica, ma non avrebbe neanche le autorizzazioni per riprendere a far circolare la propria moneta nazionale.
La fase di limbo potrebbe quindi portare a non pochi problemi dal punto di vista economico.
La fase di limbo potrebbe quindi portare a non pochi problemi dal punto di vista economico.
Uscire dall’Euro: è possibile senza l’approvazione degli altri paesi?
Sembrerà strano, ma l’uscita dall’euro è possibile, anche se gli altri Paesi non sono d’accordo. Difatti il trattato di Maastricht non ha articoli specifici al riguardo e la permanenza nell’Unione non è neanche legata all’adozione della moneta unica.
Difatti i trattati non sono chiari al riguardo, non sono state create infatti delle norme specifiche, e mettono solo in chiaro che la volontà deve essere palese.
Difatti i trattati non sono chiari al riguardo, non sono state create infatti delle norme specifiche, e mettono solo in chiaro che la volontà deve essere palese.
Uno stato dell’eurozona può palesare la sua decisione di uscire dall’euro in 3 differenti modi:
- stabilendo un referendum popolare per l’uscita dall’Euro (questo metodo non è previsto dalla costituzione italiana);
- decisione del parlamento e del governo di rivedere i trattati;
- recesso per il diritto internazionale, articolo 62 della Convenzione di Vienna, che prevede la recessione di un trattato nel caso in cui le condizioni siano cambiate rispetto al momento della firma.
Uscire dall’Euro è quindi possibile, ma non esistono precedenti al riguardo e non è possibile sapere in che modo reagirà l’economia di un paese o quali sono le ripercussioni su uno stato.
Lo studioso François Heisbourg, europeista favorevole all’abbandono della moneta unica, ha scritto in uno dei suoi libri: il piano di uscita dall’euro non sarebbe traumatico perché potrebbe essere attuato tecnicamente in un lungo weekend, a mercati chiusi.
Lo studioso François Heisbourg, europeista favorevole all’abbandono della moneta unica, ha scritto in uno dei suoi libri: il piano di uscita dall’euro non sarebbe traumatico perché potrebbe essere attuato tecnicamente in un lungo weekend, a mercati chiusi.
Il problema è però che ciò non si riuscirebbe ad attuare, dal momento che le trattative, come abbiamo detto in precedenza, sono molto lunghe e richiedono molti passaggi.
Sono molti infatti gli analisti che nel tempo si sono espressi sulla questione e tutti concordano sullo stesso punto: i problemi di una tale decisione arriverebbero già con il solo annuncio.
Sono molti infatti gli analisti che nel tempo si sono espressi sulla questione e tutti concordano sullo stesso punto: i problemi di una tale decisione arriverebbero già con il solo annuncio.
Difatti i mercati si muoverebbero di conseguenza, portando a gravi perdite per i titoli quotati in borsa e ai titoli di stato del paese in questione. Si potrebbe infatti assistere a fughe di capitali, a momenti di paura e di corsa agli sportelli dei clienti delle varie banche soprattutto se l'attesa per la nuova divisa sia quella di una sua progressiva svalutazione.
Quali sarebbero le ripercussioni per l’uscita dall’Euro?
Anche in questo caso sono solo ipotesi quelle che sono state avanzate negli anni, ma nessun tipo di certezza sulla questione. Le prime mosse dovrebbero essere attuate da parte del governo, che dovrebbe varare delle leggi specifiche per adeguare le pensioni e i salari alla nuova moneta.
La prima ripercussione potrebbe quindi essere una svalutazione dei salari e una diminuzione del potere di acquisto delle famiglie. Nel frattempo si dovrebbe stabilire un tasso di cambio tra la moneta nuova e l’euro che si è deciso di abbandonare.
Proprio in questo punto si avrebbero le maggiori ripercussioni, dal momento che con una svalutazione della moneta le ripercussioni sarebbero gravissime.
Proprio in questo punto si avrebbero le maggiori ripercussioni, dal momento che con una svalutazione della moneta le ripercussioni sarebbero gravissime.
Non è dato sapere come si muoverebbero i mercati in un momento come questo, ma certamente l’incertezza potrebbe portare a dover bloccare molti titoli in Borsa.
In questo momento si dovrebbe cercare un modo per impedire la fuga dei capitali e la corsa allo sportello.
In questo momento si dovrebbe cercare un modo per impedire la fuga dei capitali e la corsa allo sportello.
La modalità più efficace, ma anche più drastica, potrebbe essere un congelamento dei conti e un tetto massimo di prelievo allo sportello.
Il processo quindi potrebbe non essere propriamente indolore e l’economia del paese in questione potrebbe non riprendersi mai dallo shock senza contare che i più penalizzati sarebbero i singoli individui, le famiglie ed i piccoli imprenditori, non certamente le grandi compagnie che operano sul mercato internazionale.
Il processo quindi potrebbe non essere propriamente indolore e l’economia del paese in questione potrebbe non riprendersi mai dallo shock senza contare che i più penalizzati sarebbero i singoli individui, le famiglie ed i piccoli imprenditori, non certamente le grandi compagnie che operano sul mercato internazionale.
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