venerdì 8 aprile 2016

REFERENDUM sull'ACQUA - lettera del Maggio 2010 a Luna Nuova




Gentile direttore, ho letto sul vostro giornale (martedì 18 maggio 2010 a pagina 5) l’intervento del sig.Morena sull’acqua e sulla raccolta firme per abrogarne il processo di privatizzazione.

E’ opportuno però mettere un po’ di ordine alle affermazioni fatte dal capogruppo di “Rivoli democratica”, che, se pur a volte apparentemente corrette, omettono colposamente una serie di elementi fondamentali che è opportuno che il lettore conosca.

Innanzi tutto i referendum sono promossi da due diverse entità:

  • uno quello dell’IdV che chiede un’abrogazione parziale e limitata a mio avviso ininfluente sul processo di privatizzazione.
  • La seconda raccolta, promossa da un notevole numero di associazioni riunitesi nel “Forum italiano dei movimenti per l’acqua”, promuove 3 referendum in un discorso più ampio sull’acqua che è da considerare, anche nella gestione, come bene pubblico e non come merce su cui lucrare. 
    • Nel dettaglio il primo quesito chiede l’abrogazione delle norme che obbligano la vendita almeno del 30% delle società di gestione ai privati entro la fine del 2011 per poi salire, obbligatoriamente, oltre il 70% entro il 2015. 
    • Il secondo chiede di abrogare l’obbligo che i partecipanti alla gara di gestione siano società di capitale, più controllabili da un fondo Lussemburghese che dagli enti locali, aprendo la strada al ritorno di forme sociali che coinvolgano davvero le identità e autonomie locali. 
    • Il terzo quesito infine chiede semplicemente di abrogare l’utile garantito del 7% per le società di gestione, una vera e propria tassa occulta che garantisce utili ad una società che opererebbe di fatto in assenza di concorrenza.



Detto questo ritorno su alcune affermazioni fatte dal sig.Morena: in primo luogo nessuno del forum afferma che l’acqua sarebbe privata come proprietà (di IdV non saprei), ma come gestione invece si, e ci dovremmo chiedere se ha più potere il proprietario di un bene o chi ne detiene il controllo e la distribuzione. Il sig.Morena afferma poi che tale percorso di privatizzazione deriva da un obbligo
Europeo di mettere a gara i servizi, ma dimentica che la stessa direttiva Europa demanda ai singoli Stati la definizione di quali debbano essere i servizi “vendibili”, e sicuramente l’acqua non è un bene equiparabile ad un telefonino o al gioco d’azzardo.

Sull’efficienza dei servizi pubblici, accusati dal sig. Morena di essere decisamente bassi, giova ricordare che proprio l’esempio europeo di chi aveva privatizzato, un esempio su tutti è Parigi, ha obbligato Governi e amministrazioni a tornare a gestire l’acqua in forma pubblica dimostrando che il privato è più attento a ottimizzare i ricavi piuttosto che i servizi al cittadino, dimostrando che le economie di scala vanno a scapito della copertura e continuità del servizio, dimostrando che l’integrazione fra gestione dell’acqua e
dei rifiuti spesso confonde i compiti fornendo al cittadino servizi scadenti a prezzi elevati per entrambi i settori.

Il mondo ideale del sig. Morena è fatto di privata concorrenzialità dove il pubblico potrà governare i privati che gestiscono la risorsa acqua e dove la liberalizzazione garantirà servizi elevati a prezzi bassi. Ma come? Comprando qualche milionata di azioni e sedendo nei consigli di amministrazione della Suez des eaux o della Danone Nestlè? Ma davvero il sig. Morena crede che una società di capitale possa essere controllata dalla classe politica di cui anche lui è un influente rappresentante? Chapeau!

Le centinaia di cittadini che stanno firmando il referendum in questi giorni, a Rivoli come ad Alpignano, probabilmente credono che la privatizzazione sia solo uno strumento per regalare a banche e multinazionali un bene pagato con le tasse ed il sudore dei nostri nonni e genitori, credono che la straordinaria coesione di destra e parte della sinistra su questi argomenti segni ancora di più il distacco fra una classe politica ed una cittadinanza sempre più distante e delusa. Il fatto che parte del PD oggi si stia accorgendo di questo potrà alimentare il sarcasmo di qualcuno ma è una piccola speranza per quei cittadini che si sono già svegliati dall’illusione che finanza e multinazionali possano essere loro alleati, che la concorrenza sia meglio della cooperazione, che sfruttare e devastare oggi sia meglio che conservare per i nostri figli domani.

L’acqua privata avrà forse il fascino del colore chi li la vuole ma l’acqua veramente buona è quella fresca, trasparente e pubblica.

Alpignano, 20 maggio 2010 

Paolo Giacomino
Cittadino e promotore “L’acqua non si vende” ad Alpignano




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